Fonte: Famiglia Cristiana
Secondo Andrea Riccardi favorirne l’inserimento non è solo una questione di umanità: le imprese registrano un grande fabbisogno di manodopera. L’editoriale di Famiglia Cristiana
Quando si tratta dei migranti si usa spesso cautela. Si pongono ostacoli e limiti sulla loro strada, per difendersi. Siamo passati, in tanta parte d’Europa, dalla logica dell’immigrazione come emergenza all’idea che bisogna difendersi. Certamente flussi sregolati creano preoccupazione. L’unica risposta possibile è sostenere Paesi in crisi, come la Tunisia, i cui giovani possono cercare il futuro in Europa o in Italia. Bisogna allora fare una politica attiva e provare ad agire sugli Stati di provenienza.
Perché un Paese con una solidità come la Costa d’Avorio è tra i primi nelle classifiche di migranti in Italia? Questioni economiche certo, ma soprattutto sfiducia di un Paese giovane nel proprio futuro. Proviamo a ragionare insieme con le autorità ivoriane.
Altri rifugiati sono spinti al “viaggio” dal fatto che non hanno più niente alle loro spalle. Penso agli afghani e mi vergogno per la mancanza di lealtà dell’Occidente, che ha invitato specie i giovani a vivere uno stile di vita libero e democratico e poi li ha dimenticati nelle mani dei talebani. C’è un dovere verso di loro. Ho visitato un campo di afghani nel cuore di Islamabad in Pakistan e ho incontrato tanti (specie donne) che hanno abbracciato professioni interdette oggi dai nuovi padroni dell’Afghanistan.
Il problema principale, oggi, non è difendersi dai migranti. Non è solo questione di umanità, ma di interesse dell’Italia. Lo abbiamo visto palesemente il 27 marzo 2023, quando sono giunte alla piattaforma del ministero dell’Interno ben 240.000 domande, mentre l’ultimo decreto flussi prevede solo una quota di 82.705 lavoratori. Una vera sproporzione tra domande e offerta. Questo non dice niente?
E poi il lavoro domestico (colf e badanti) non è stato inserito nel decreto quando è un settore in cui c’è una vasta domanda. Perché? È incomprensibile. Si ripropone un atteggiamento cauteloso, caratteristica costante della politica verso i migranti. Eppure abbiamo bisogno di loro.
Secondo il report di Unioncamere e di Anpal, in Italia mancano alle imprese 504.000 lavoratori. Il settore turistico segnale la necessità di 15.000 lavoratori in più, proprio perché sta conoscendo una stagione positiva. Già oggi la carenza di manodopera costa all`Italia 15 miliardi di dollari ogni anno. La carenza di manodopera è ormai un fenomeno cronico, dal costo esorbitante per l’intera economia italiana. Qual è il vero interesse del Paese, se non favorire l’inserimento di lavoratori stranieri? Ristrettezza delle quote e fatica nell’assegnazione dei posti di lavoro fanno sì che il meccanismo, anche per i piccoli numeri, non funzioni bene.
C’è uno spirito cauteloso, ma, vorrei dire, di diffidenza che anima i provvedimenti e le procedure, rivelatore di un’ideologia che non corrisponde ai bisogni dell’Italia ma che è figlia delle paure. L’ideologia della paura è una storia comune a molte parti politiche (il Centrosinistra non ha mai realizzato la cittadinanza per i minori figli di stranieri), ma è stata cavalcata in particolare dalla destra. Come può una destra di Governo oggi non accorgersi della realtà e dei bisogni?
La sensibilità pubblica è cambiata. La gente non ha in genere paura degli stranieri.
Le famiglie sentono il bisogno di colf e badanti. Una ricerca mostra come nel triennio 2023-2025 ne servirebbero quasi 70.000.
Il mondo dell’impresa invita a fare presto nel favorire gli accessi nel nostro Paese. Il timore di una difficile integrazione dei non italiani non deve spingere a disseminare ostacoli qua e là nel loro arrivo in Italia, ma a lavorare sull’integrazione. I timori verso gli stranieri si vincono con un’integrazione efficace.
Come ho detto altre volte, la presenza di immigrati e rifugiati non dovrebbe essere terreno di scontro politico ma un problema affrontato in modo bipartisan, per l’interesse italiano e per le questioni umanitarie. Il massimo del realismo coincide anche con una politica dal volto umano.