18/09/2014 Non tutto l’islam è intollerante e mantenere il dialogo serve alla pace

Trecentocinquanta capi religiosi si sono dati convegno. È la prova, dice Andrea Riccardi, che le fedi non sono barriere ma ponti tra i popoli. Anche se la cronaca dice l`opposto

di gigasweb

Fonte: Famiglia Cristiana

L'incontro ecumenico di Anversa
In questi mesi abbiamo visto cose tremende. Donne rapite e distribuite tra maschi vincitori (la storia delle yazide nel Nord Iraq). I cristiani hanno avuto una sorte terribile nella stessa regione, obbligati a fuggire per evitare una conversione imposta dall`islam totalitario. Abbiamo visto soldati umiliati prima di essere fucilati; giornalisti decapitati. La galleria degli orrori potrebbe continuare. 
Chi ha seguito le notizie o visto le immagini è rimasto scosso. Qualcuno dice che è l`ora della guerra all`islam, che ha cominciato per primo a farci la guerra, a combattere la nostra civiltà. Non c`è altro da fare?
 
UNA DIFFUSA RASSEGNAZIONE. 
Ma si può rinunciare alla pace? Mi sembra di no. Si deve perseguirla con fermezza e tenacia. In questa convinzione mi confortano le opinioni di trecentocinquanta esponenti di religioni diverse, convenuti ad Anversa in Belgio per ricordare i cent`anni dell`inizio della Prima guerra mondiale su invito della Comunità di Sant`Egidio. 
Molte testimonianze di dolore sono risuonate in questi giorni, come quella di Vian Dakheel, deputata yazida, sulla persecuzione del suo popolo da parte dei fanatici del califfato. Il patriarca siriaco, Aphrem II, ha raccontato la sofferenza dei cristiani in Iraq e Siria. 
Non è una situazione facile e non basta gridare: pace! pace! Bisogna trovare le vie per la pace. La guerra e la violenza vanno delegittimate. Un`autorità musulmana, il gran muftì d`Egitto, Ibrahim Allam, ha intimato ai fondamentalisti di non deturpare l`islam. Non è un fatto da poco. Il mondo musulmano infatti non si oppone frontalmente al nostro mondo: è una realtà articolata in grande travaglio. Lo si è sentito nei discorsi ad Anversa. Non si debbono chiudere le porte del dialogo. 
Anche se, da parte di tutti, si è parlato con chiarezza di un totalitarismo islamico, aggressivo in molte parti del mondo. Lo hanno fatto i nigeriani, denunciando anche la corruzione dello Stato e l`inefficacia della lotta antiterrorista. Inoltre, in un altro scenario, la guerra russo-ucraina è dolorosa per i cristiani, specie ortodossi, perché Russia e Ucraina sono nazioni sorelle. 
 
LA PACE È IL FUTURO? Molti ne dubitano oggi. Cresce la rassegnazione alla guerra. Dall`incontro ad Anversa è venuto invece un impulso di fiducia nella pace, che è il messaggio profondo di tutte le religioni. Ma la pace non è dietro l`angolo in tutte le situazioni (complesse, intricate, contraddittorie). Questo non è il tempo delle semplificazioni. Richiede a tutti noi di capire le differenze e non farci suggestionare dalle facili contrapposizioni. Ci vuole una ricerca tenace della pace, un`intelligenza specifica delle situazioni. Questo aiuta a compiere anche scelte politiche concrete ed equilibrate. La pace non è facile. Ma non impossibile. Ed è importante anche non rinunciare a pregare per essa.
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