03/12/2015 Pena di morte: stop alla barbarie. Da 2000 città un segno forte per l’abolizione

di Andrea Riccardi

Fonte: Famiglia Cristiana

Editoriale

Il 30 novembre più di duemila città nel mondo hanno lanciato un segnale forte per l’abolizione della pena di morte. A Roma si è illuminato il Colosseo. Si ricorda il 30 novembre del 1786, quando il Granducato di Toscana fu il primo Stato a cancellarne l’esistenza legale. Sono passati più di due secoli, ma la pena capitale resta in troppi Stati. In questi giorni difficili, talvolta la si evoca quale misura antiterroristica, dimenticando che proprio la morte suggella le ideologie del terrore. Da 14 anni, laComunità di Sant’Egidio anima, in tutto il mondo, il movimento “Cities for Life”.
Non si può amare e difendere la vita, se si consente l’esecuzione capitale: è il pensiero di Sant’Egidio, condiviso da tanti uomini e donne di varie religioni o umanisti.
Quanti errori giudiziari irreversibili! Ben 151 condannati sono stati rilasciati perché scoperti innocenti. L’arcivescovo Tutu ha affermato: «L’errore non si può mai riparare». Abbiamo conosciuto uomini e donne uccisi, nonostante si fossero emendati. Nel 2012, negli Usa, l’esecuzione è avvenuta in media dopo quasi 6 mila giorni dalla condanna, drammaticamente vissuti tra la speranza e la quasi certezza della morte.

L’Europa è stata alla testa del movimento abolizionista, mostrandosi capace, negli ultimi quindici anni, di cambiare la politica e la mentalità dei popoli, in una grande acquisizione di civiltà. Ne fa la storia un bel libro di Mario Marazziti, LIFE, edito da Francesco Mondadorí, in cui sí racconta la lotta contro la pena di morte a mani nude, con poveri mezzi ma forza di convinzioni.

È un testo prezioso dimpegno civile e di diplomazia “popolare” che narra l’affermazione dell’umanesimo in un tempo segnato dalla crescita della violenza. Il libro mostra come il mondo può cambiare. Persino mondi religiosi chiusi all’idea abolizionista cominciano a interrogarsi. La pena di morte è una vendetta legale, considerata ancora oggi ovvia in diverse nazioni. Quattro Paesi, nel 2013, hanno persino eseguito la condanna in pubblico, come fatto esemplare. Senza esecuzioni, sembra che l’ordine sociale non regga. Lo si diceva della schiavitù: senza di essa l`economia sarebbe crollata. Si è visto il contrario. La condanna a morte invece riconosce il valore della violenza. Mi chiedo se, nell’anno del Giubileo della misericordia, non si debba chiedere almeno una moratoria delle esecuzioni da parte degli Stati, per salvare vite umane e offrire alla politica di prendere decisioni innovative a riguardo.
Papa Francesco, a Washington, ha parlato con grande chiarezza contro la condanna a morte. Ora tocca a tutti chiedere che il Giubileo della misericordia possa liberare il mondo da questa pratica odiosa.
DATI I Paesi che mantengono la pena di morte sono 58. Nel 2014 Amnesty International ha registrato 607 esecuzioni in 22 Paesi e 2.466 nuove condanne (+28% sul 2013). Il dato non comprende però la Cina, dove sull’argomento vige il segreto di Stato.

Tag: