26/04/2012 «È finita l’era delle polemiche il Paese riparta nel segno del’unità»

di gigasweb

Fonte: Il Mattino

Dai giorni della Liberazione un insegnamento ai protagonisti della vita politica italiana attuale: il bene comune va anteposto al calcolo del proprio utile, a maggior ragione in questo tempo segnato dalla grande crisi economica e dall`assenza di grandi valori ideali, come il recente scandalo-Lega testimonia. È il convincimento del ministro Andrea Riccardi, storico di professione prestato alla politica e fondatore della Comunità di Sant`Egidio.

Ministro, all`orizzonte si profila un 25 aprile finalmente sgombro dalle aspre polemiche del passato: forse perché la Lega ha altro a cui pensare? O è il segno di un tempo nuovo, nel quale sembra che alcune ferite vadano rimarginandosi?

«Senza dubbio viviamo giorni di grande spaesamento, in cui si avverte in maniera forte la debolezza  della nostra identità. Per questo diventa ancora più importante interrogarsi sul senso di questa giornata. A volte può venirsi da chiedere se sia ancora utile ricordare, oppure se il 25 aprile sia roba da vecchi combattenti che è meglio archiviare tra le festività soppresse».

Lei quale risposta si dà?

«È un giorno che resta un tratto fondamentale dell`identità italiana, paradigma di come vanno intesi e vissuti la politica e il bene comune; e questo a maggior ragione oggi che la nostra democrazia vive un momento di difficoltà. Furono tanti gli italiani che vissero l`esperienza di quelle giornate, attraverso la resistenza armata, ma anche con la solidarietà e la testimonianza. Penso a tante famiglie che si diedero da fare per offrire protezione agli ebrei, penso a tanti sacerdoti, che pagarono con il sangue la loro scelta, penso a mio padre, militare, che si rifiutò di obbedire ai nazisti. E ai tanti altri internati».

Eppure ci furono tanti italiani che si schierarono dall`altra parte.

«È vero: ci furono anche tante persone che combatterono per la Germania, ma questo non toglie senso al 25 aprile. Un`esperienza è unificante non perché vi hanno concorso tutti, ma perché ha rappresentato un passaggio fondamentale per la nostra democrazia. Per la Liberazione vale lo stesso ragionamento che il presidente della Camera Fini ha fatto di recente per il Risorgimento: non tutti vi hanno concorso, però è ugualmente un elemento costitutivo dell`identità nazionale. Il messaggio che deve passare è chiaro e non va smarrito: alcune persone, a rischio della vita, hanno anteposto al proprio utile il bene e la salvezza di tutti».

Così non si finisce per riacutizzare certe ferite?

«In questi anni s`è fatta tanta, forse troppa retorica. E certo non si tratta di santificare chi ha fatto la Resistenza. Erano uomini e donne, animati da coraggio e passione, non angeli. Ma quei giorni hanno rappresentato un passaggio cruciale per la crescita del Paese».

Oggi è anche il primo 25 aprile per il governo dei tecnici: lei come lo vive?

«Il governo dei tecnici, nel solco dei continui richiami del presidente Napolitano alla coesione nazionale, è impegnato in un momento cruciale della vita del Paese perché l`Italia esca dalla crisi. È il momento di far prevalere l`interesse generale su qualsiasi interesse e calcolo particolari».

A Roma piccole schermaglie hanno segnato la vigilia della Liberazione: che senso hanno dopo la crisi delleideologie?

«Non saprei, bisognerebbe chiederlo ai protagonisti di queste schermaglie. Da storico mi sono occupato della Liberazione come di una grande stagione culturale».

Nel percorso che portò alla Liberazione fu alto e consistente il contributo dei cattolici: quale è il messaggio che da quei giorni deriva per tanti laici impegnati oggi nella vita politica?

«Alcuni presero le armi, altri si impegnarono in numerose iniziative di solidarietà diffusa, non meno rischiose. Il messaggio d`attualità è questo: il bene pubblico, la libertà e la democrazia, vanno  anteposti a ogni cosa».

A proposito di cattolici: in queste ore da più parti ci si sforza di costruire progetti politici nuovi per una nuova casa dei moderati. Sembra una buona opportunità per i cattolici che in questi anni sono rimasti schiacciati da un bipolarismo estremo. Qual è il suo giudizio?

«Non entro nel merito delle dinamiche specifiche di questa stagione politica, ma è evidente: c`è stato un bipolarismo muscolare che ha giocato troppo sulle contrapposizioni. Ogni percorso che oggi si prefigge il rinnovamento della politica va salutato con rispetto e attenzione».