19/01/2013 Intervista a Riccardi: «Monti; la sfida è al Nord che vuole cambiare»

di gigasweb

Fonte: Eco di Bergamo

Kilometro rosso, commenta Andrea Riccardi, fondatore della Comunità Sant`Egidio e ministro della Cooperazione e dell`Integrazione, uno degli uomini più vicini a Mario Monti, nel presentare la grande kermesse bergamasca di domani – è un centro di eccellenza di ricerca scientifica nel cuore della Lombardia. Piuttosto che fare la grande convention nel solito grande albergo romano, abbiamo preferito dare un segnale di vicinanza ai territori e ai centri di eccellenza, dove l`Italia migliore lavora, ricerca e produce ricchezza materiale e immateriale. Di centri così ne vorremmo di più in tutta Italia».

Monti apre la sua campagna nella roccaforte della Lega. Una sfida?

«Non ci interessa sfidare la Lega La sfida che lanciamo è agli elettori del Nord. Un certo federalismo, identitario e arroccato, ha mostrato ormai la corda In un recente sondaggio la questione del federalismo è piombata agli ultimi posti nei desideri degli italiani, anche in quelli del Nord. Perché si è visto che così come concepito il federalismo era uno slogan vuoto: non ha risolto i problemi ma anzi li ha per certi versi (pensiamo agli scandali) persino aggravati. Monti è a Bergamo per ribadire che il federalismo è un punto fondamentale, ma deve essere un federalismo intelligente, moderno, efficiente e solidale, che unisce e non divide e che deve guardare alle grandi piazze europee. Che porti le esigenze dei territori al cuore dell`attività di governo e al centro degli interessi nazionali e li rappresenti con forza in Europa e nel mondo. Questa è la politica che ci interessa».

È anche una sfida nella Lombardia di Berlusconi e di Formigoni…

«Vale il discorso fatto prima. I lombardi son gente operosa, concreta, intelligente. Sta a loro decidere se vogliono essere governati da un governo credibile, prestigioso e competente, apprezzato e rispettato in tutta Europa, che affronta i problemi dell`economia, del lavoro, in un`ottica moderna e riformatrice, con l`occhio rivolto alla globalizzazione e all`internalizzazione dei mercati. La Lombardia è troppo piccola per farcela da sola, anche l`Italia lo è. I lombardi questo lo hanno capito».

Lei ha rappresentato l`impegno dei cattolici nel governo dei tecnici. Quale sarà rapporto dei cattolici nella formazione di Monti?

«Secondo una recente indagine  demoscopica, gli elettori cattolici sono tra quelli che si sono sentiti più a disagio nella tenaglia del bipolarismo muscolare destrasinistra che ha caratterizzato la Seconda Repubblica. Il primo apporto fondamentale, credo, sarà quello di privilegiare una politica incentrata sulle cose, su programmi e ideali, piuttosto che su quei corpo a corpo che hanno prima appassionato poi deluso gli italiani. Portiamo a Monti la nostra cultura, la nostra sensibilità sui valori e sulla solidarietà, e anche – senza pretendere alcun monopolio della rappresentanza dei cattolici – la nostra storia».

I principi liberali e liberisti cui sembra ispirata la Lista di Monti non rischiano di offuscare le istanze care ai cattolici, a cominciare naturalmente da quelle sociali?

«È un modo arcaico di ragionare. Lo schema liberista versus statalista oggi non basta più. Il problema è che, rispetto al passato, le risorse scarseggiano e non possono più essere sprecate. Lo status quo, inefficiente e sciupone, non può essere più mantenuto. E si tratta allora di intervenire sugli sprechi, sulle inefficienze, sui ritardi e sulle lentezze, persino sulle ruberie, che costano milioni di euro alle casse dello Stato. Ribadisco: il nocciolo della questione non è tra chi difende la sanità pubblica – che a volte è un carrozzone – e chi la vuole togliere o privatizzare. Noi ci poniamo l`obbiettivo di mantenere e incrementare gli attuali livelli pubblici di assistenza, facendoli pagare meno allo Stato e, in definitiva, ai cittadini. Lo scontro, come ha detto Monti, non è tra destra e sinistra, ma tra riformatori e conservatori».

La Rosa per l`Italia di Savi no Pezzotta ha abbandonato l`Udc di Casini, alleato della Lista Monti, poiché, sostiene, «sono state ignorate tutte le sollecitazioni volte a dare concrete risposte al disagio sociale, di cui l`Agenda Monti è carente»…

«Direi all`amico Pezzotta di attender l`Agenda 2, che sarà presto resa nota, alla cui integrazione hanno collaborato numerosi esperti di area cattolica. Un`agenda che si muove su quattro grandi pilastri: famiglia, lavoro, donne e giovani. Che sono le categorie che soffrono di più per la crisi economica internazionale, ma che – con le politiche adeguate proposte da Monti – diventeranno protagoniste della ripresa».

Perché il terzo appuntamento di Todi è venuto meno?

«Bisognerebbe fare la domanda agli organizzatori di Todi. Ma mi sembra che ci sia una nuova voglia di protagonismo tra i cattolici. Nelle liste Monti ce ne sono parecchi e significativi, lo stesso accade in altre formazioni politiche. Ma il problema vero non è tanto nella loro presenza numerica nelle liste, quanto nella loro capacità di essere sale e lievito nella politica e nel mondo delle istituzioni. E di riuscire, a livello di valori, proposte, idee, a convincere e coinvolgere».