10/01/2012 Riccardi: la città è malata periferie a rischio ghetto

di gigasweb

Fonte: Il Messaggero

L'intervista

UCCIDERE in quel modo una bambina di appena nove mesi è qualcosa che supera i confini dell`immaginabile. Una efferatezza simile impone una riflessione». Dallo studio al secondo piano del ministero per l`Integrazione e la Cooperazione i rumori del traffico arrivano attutiti. Ma non l`eco di ciò che è accaduto a Torpignattara alcuni giorni fa. Il ministro Andrea Riccardi non nasconde preoccupazione. «Mi chiedo dove stia andando questa città, ma soprattutto dove stia andando la periferia. Penso che, al punto in cui siamo arrivati – prosegue Riccardi – ci voglia necessariamente un sussulto di coscienza civica».  

E` per caso una critica ad Alemanno?

«Si tratta purtroppo di un processo degenerativo di lungo periodo, quindi non accuso nessuno in particolare».

Colpa delle periferie troppo abbandonate a se stesse?

«Sono diventate dei deserti di individui e se non lavoriamo sull`integrazione sarà sempre peggio. Purtroppo all`orizzonte vedo una città che sta perdendo
il suo senso comunitario. Il centro storico rischia il modello Venezia, sempre meno cuore della città e sempre più mercato, con le piazze storiche
sostituite dagli outlet e le periferie isolate dal resto della città».

Lei negli anni Settanta prese parte ad un convegno sui «mali di Roma» promosso dall`allora cardinale Poletti. A distanza di tanto tempo la situazione non è migliorata per niente?

«Allora si disse che Roma era malata e che c`era bisogno di una nuova visione. Oggi si insiste sullo sviluppo, come è stato fatto durante gli Stati Generali ma serve ancora una visione complessiva, e le periferie devono ritrovare gli spazi de] vivere insieme. In questo senso le comunità etniche possono sì trasformarsi in un problema ma possono anche diventare delle preziose risorse. Dipende se si ghettizzano oppure si integrano».

Per impedire che i ghetti possano esplodere dipenderà dall`integrazione?

«Io sono romano e voglio bene alla mia città però vedo preoccupantiaspetti di debolezza. Esiste un grande problema di integrazione per quanto riguarda le comunità straniere, ma ravvedo anche grandi problemi tra gli stessi romani. Laddove la comunità è debole e l`anima è debole, le reti criminali conquistano cuori soli e giovani spaesati. La prevenzione si fa costruendo una coscienza civica e un sentire comunitario».

Ministro ma non è che per caso punta a candidarsi a sindaco, come si ascolta da qualche parte…

«Assolutamente no. Tengo tantissimo alla mia città. La amo. Roma per la sua storia e il suo peso, come capitale e come centro di riferimento generale, deve dare un grande contributo all`Italia. Specie in un momento  come questo».

L`uccisione della piccola Lia e di suo padre Zhou Zhen ha portato sotto i riflettori la comunità cinese che, forse, è la più chiusa e la meno integrata tra tutte..

«Nei confronti dei cinesi ci sono molti pregiudizi. Si dice che abbiano comunità chiuse, poco inserite e autoreferenziali, non integrabili. lo non sono di questo parere. Penso che i cinesi abbiano una forte identità. un grande senso della famiglia connesso con l`imprenditorialità e fortissimi legami con la madre patria. Noto però che la comunità cinese sta aiutando i giovani, specie quelli nati da noi, ad inserirsi nel tessuto sociale ed economico nazionale».

Tenendo conto di tutto quello che si legge il suo approccio non rischia di essere un po` buonista?

«Non sono affatto buonista, lo sono convinto che la comunità cinese stia dando tanto al nostro Paese. In questi giorni ho avuto modo di incontrare l`ambasciatore cinese e ho affrontato con lui i problemi e le prospettive legati a tutte le comunità che vivono sul nostro territorio. I cinesi sono circa 300 mila e a Roma costituiscono la quinta comunità straniera con circa 12 mila persone. Tra qualche giorno andrò in visita a Prato dove esiste qualche tensione tra la comunità cinese e la popolazione residente».

A volte però si parla persino di mafia cinese..

«Bisognerebbe chiederlo al Ministro dell`Interno o al Capo della Polizia. Di sicuro ogni famiglia ha i suoi problemi e le sue mele marce, ma nell`insieme i cinesi in Italia sono una risorsa».

Il presidente Napolitano ha visitato la mamma della piccola Joy in ospedale..

«Un gesto simbolico di grande sensibilità da parte del Capo dello Stato che interpreta il sentire degli italiani».

Il fatto che siano ricercati due magrebini, possibili killer di questo orrendo delitto: non pensa che vi sia il rischio concreto di fenomeni di intolleranza legati all`odio per lo straniero?
 
«Viviamo in un momento di insicurezza e come succede in periodi così il rischio esiste. Roma poi sta attraversando un momento difficile sotto molti aspetti; da un lato vi è una accresciuta criminalità, dall`altro lato un clima teso nelle periferie con atti di sorprendente violenza anche tra gli stessi romani. La crisi economica aumenta l`aggressività. A mio parere questa città sta cambiando, le donne e gli uomini sono più soli, perché la famiglia è in difficoltà, perché non ci sono reti nelle periferie e, spesso, l`unico punto di aggregazione è costituito dalla parrocchia».

Le comunità etniche possono essere un problema ma anche preziose risorse.  MI chiedo dove stiamo andando, da tempo è in atto un processo degenerativo.  Più in generale, in Italia, pensa che il fenomeno xenofobia sia radicato?

«Non credo. L`ho toccato con mano quando sono andato a Firenze dopo il caso dei senegalesi, e l`ho pure constatato a Torino dove sono restato sorpreso per la reazione positiva della gente. Le persone rifiutavano e condannavano agli episodi di violenza».

Il 31 gennaio scatterà la sovratassa per il permesso di soggiorno: 227 euro non sono troppi per ottenere questo foglio?

«Stiamo esaminando la questione con il ministro dell`Interno, Cancellieri. Non si tratta cancellare il provvedimento come peraltro qualcuno ha sostenuto, ma di rimodularlo tenendo presente il reddito dell`immigrato e il suo carico familiare. Si tratta di un eventuale provvedimento di tipo amministrativo che non richiede ulteriori passaggi in Parlamento».