12/04/2020 Spegniamo le guerre in tutto il mondo

di Andrea Riccardi

Fonte: Famiglia Cristiana

La pandemia ha rivelato l’assurdità di tutti i conflitti del pianeta. Ma purtroppo è difficile che l’invito di una tregua, rilanciato da Francesco, venga ascoltato. Il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, ha lanciato un appello per risvegliare chi si combatte nonostante la situazione drammatica in cui vive il mondo. Dalle sue parole emerge il valore insostituibile dell’Onu, che ha a cuore il “bene comune” dell’umanità.

Conosciamo le critiche alle Nazioni Unite. Eppure

questa organizzazione resta essenziale in un mondo che rischia di affogare in una miriade di particolarismi e nei contrasti tra risorgenti (o mai tramontati) nazionalismi. Guterres chiede la tregua per combattere un comune nemico: Covid-19. Aggiunge: «Al virus non interessano nazionalità, gruppi etnici, credo religiosi e fazioni. Li attacca tutti indistintamente e senza tregua». La guerra distrugge i sistemi sanitari, crea profughi e rifugiati, più esposti al contagio.

Questo è l’invito del segretario generale: «Ritiratevi dalle ostilità. Mettete da parte diffidenza e animosità. Mettete a tacere le armi, l’artiglieria e i raid aerei». L’appello, rilanciato da papa Francesco, si è scontrato con il prevalere delle logiche di guerra, per cui niente è più importante della propria guerra. Non c’è vita umana da salvare; non c’è interesse superiore, niente. Eppure Guterres ha fatto bene a parlare.

Piano piano la ragione comincia a prevalere qua e là. Le guerriglie filippine hanno accolto l’invito. Poi l’ha fatto una delle milizie anglofone che combattono il Governo del Camerun. I curdi impegnati nella battaglia di Idlib hanno chiesto una tregua. In Siria e Iraq la situazione umanitaria è impossibile con più di un milione di rifugiati (già il coronavirus è arrivato con alcuni casi). L’Eln, in Colombia, ha deciso un cessate il fuoco umanitario. In Sud Sudan la tregua regge. Intanto, nello Yemen (dove sono morte quasi 250 mila persone in cinque anni di guerra, in larga parte per malattia e fame), le due parti hanno accettato di cessare i combattimenti. Per l`Afghanistan ancora la tregua non è arrivata.
È evidente la stoltezza dei conflitti dietro cui stanno “interessi” nazionali o di gruppi, strategie di controllo, odi che si tramandano. Ma ha ragione Guterres: «La furia del virus sottolinea la follia della guerra».

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