13/10/2015 Alla vigilia del Giubileo, Riccardi: una costituente per Roma

di Andrea Riccardi

Fonte: Famiglia Cristiana

"Un uomo solo al comando", scrive il fondatore della Comunità Sant'Egidio a proposito delle dimissioni del sindaco Marino, "non ce la può fare. La città è a pezzi, occorre rifondarla facendo sistema"

Quale futuro per Roma? E’ una domanda che sta a cuore ai romani e agli italiani che sanno il peso della capitale sull’immagine del Paese. Sono contento dell’Expo di Milano, una bella immagine per l’Italia, ma -come romano- mi chiedo perché Roma sia in una così difficile condizione. I problemi sono tanti. La scoperta delle infiltrazioni mafiose non è cosa da poco, anzi dobbiamo misurarci di più con questa realtà. La vicenda delle dimissioni del sindaco Marino è traumatica. Non voglio però guardare indietro. Il problema è un futuro vivibile per Roma. Non è facile. Non si tratta solo della scelta del prossimo candidato sindaco. Un uomo solo non ce la fa. A Roma tanto si è liquefatto. Soprattutto i partiti e la politica. Lo stato di salute del PD non è buono. Quello delle istituzioni civiche basso. Nella periferia romana -non lo affermo per la prima volta- sono scomparse le reti sociali e politiche, che tenevano insieme i cittadini. Il funerale di Vittorio Casamonica, questa estate, ha mostrato una città senza autocontrollo, reti, resistenza. Nel vuoto, le mafie sono comunità attrattive e utili.

Non sono però pessimista. Roma ha ambienti e persone eccellenti. Gente di valore. Lavoratori onesti. E’ una città dove la vita è ancora piuttosto sicura. Vige un po’ troppo il “fai-da-te”, perché i servizi sono carenti. Non mancano le difficoltà. Ma ci sono risorse umane, sociali, economiche. Non è una città perduta. E’ invece una città che ha perduto il suo sistema di governo e la sua classe dirigente. Una città a pezzi: taluni ottimi, altri non male, altri in pessimo stato… tutti però sconnessi tra loro. Non si comunica, si lavora da soli, si è perso il senso del destino comune. Come può farcela un sindaco a governare e dare speranza?

E’ la domanda. La risposta non sta solo nella scelta dei candidati. Bensì in una ricostruzione da fare. E’ necessario connettere risorse e energie, ambienti e persone. Più volte ho parlato di una “Costituente” per Roma, che riunisca chi vuole in un dibattito su una visione ricostruttiva della città. Certo il momento non è facile. Dopo le dimissioni di Marino, si apre un periodo di commissariamento del Comune e si va verso le elezioni. Forse la campagna elettorale comincerà presto. E’ il periodo giusto per una Costituente? Qualcosa di simile bisognerà fare. Capisco che a molti romani manchi oggi la “fantasia” – come si dice a Roma- per una simile azione. Ma deve rinascere la speranza di poter vivere insieme dignitosamente. E con essa, i luoghi dove ci si ritrova e si pensa al futuro. Ci vuole un nuovo incontro tra istituzioni politiche, società civile e gente. Altrimenti non si esce dal pantano in cui siamo. E Roma non merita questa situazione. Non la meritano i tanti che guardano alla storia e al messaggio di Roma: quelli che verranno per il Giubileo. Che sono una ricchezza per noi, mentre Roma è una ricchezza per loro.

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