08/07/2016 Religioni e civiltà: Quando dall’Africa scappavano solo i bianchi

di Andrea Riccardi

Fonte: Corriere della Sera - SETTE

Nella seconda metà del Novecento, in seguito alla decolonizzazione, furono gli Europei a tornare nei loro Paesi d'origine. Non sempre ben accolti

C’è stato un tempo non lontano, in cui i rifugiati dall’Africa non erano africani, ma “bianchi”. Si diceva: “ritornano” in Europa, ma parecchi erano nati o discendenti di nati in Africa. Come parlare di ritorno? La loro storia nasceva con la colonizzazione. La partenza avvenne con la decolonizzazione. Spesso sono state tragedie per l’abbandono di una vita consolidata e l’inserimento in un paese che più che la madrepatria appariva come una matrigna.
È stato il caso dei “rimpatriati” dalle colonie del Portogallo: Angola, Mozambico, Guinea Bissau, Sào Tomé e Principe, Capo Verde. Il regime di Salazar, assieme a quello di Franco in Spagna, era sopravvissuto al nazifascismo. Aveva difeso strenuamente l’impero d’oltremare ben oltre la stagione della decolonizzazione. Qualificava le colonie come province d’oltremare, ma gli africani erano discriminati e poveri. Nelle colonie, viveva almeno mezzo milione di portoghesi, che aveva lasciato il Portogallo per lavorare e talvolta condurre una vita agiata. I movimenti di liberazione lottavano contro il colonialismo portoghese che, con la rivoluzione dei garofani, non poteva durare.

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